Centottanta gradi

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Cammino per strada alla ricerca di angolazioni e triangolazioni. Angolazioni da fermare nel tempo con uno scatto, tese ad abbracciare le inquadrature desiderate; triangolazioni da trovare nello spazio per calcolare le distanze tra i punti cardinali di ieri e quelli di oggi. No, non ho paura di volare.

Ti raggiungerò.

La notte, quando stai per addormentarti, tutti gli episodi e le persone incontrate durante il giorno scorrono davanti ai tuoi occhi, come se ti trovassi davanti al finestrino di un treno, seduto in seconda classe. Le immagini scorrono, velocemente, non riesci a fermarle. Di prima mattina pensi invece di avere la testa abbastanza leggera e sgombra per immagazzinare tutto quello che succederà. Molti tendono a riposarsi dopo pranzo; la siesta, la sesta ora, la hora sexta, nasce probabilmente dalla necessità di memorizzare meglio quello che si vive al mattino. Spesso però, quando ti risvegli dal sonnellino, non sai più se è mattina o pomeriggio. Destabilizzante.

Cammino per strada in direzione del mio nine to five. Passo davanti al food market più in voga del momento, il posto dove ho conosciuto qualche tempo fa una persona venuta da lontano, una persona venuta dalla fine del mondo. Questo direbbe Papa Francesco.

La somma degli angoli di un triangolo, di un qualsiasi triangolo, è di centottanta gradi. Un goniometro. Tutti abbiamo avuto un goniometro nello zaino scolastico. Educazione tecnica. Un’arma bianca. Pensateci. Anche il flauto era un’arma bianca. Educazione musicale. Silenzio. Ora di italiano: scusi Prof, ma 180 in lettere si scrive centottanta o centoottanta? Il babbo ieri mi parlava di un qualcosa chiamato elisi.. Ma io conosco solo i Campi Elisi. Mi ci portava la mamma il sabato pomeriggio. Qualche tempo fa.

Centottanta gradi rappresentano l’esatta metà di un cerchio. Quello che non sono ancora riuscito a chiudere. Per farlo mi serve l’altra metà.

Ero uscito da casa di buon’ora. Il cielo era limpido e il sole cominciava a riscaldare la città e i suoi abitanti. Lei era atterrata il pomeriggio del giorno prima dopo aver attraversato l’oceano. In tempesta. Cosa vuoi che sia attraversare un oceano? Oggi prendere l’aereo è come prendere il treno. L’unica differenza è che si vola! Sì, è vero, ma l’oceano è grande.

Sì, l’oceano è immenso. Oceano mare: “…poi avvicina il pennello al volto della donna, esita un attimo, lo appoggia sulle labbra e lentamente lo fa scorrere da un angolo all’altro della bocca. Le setole si tingono di rosso carminio. Lui le guarda, le immerge appena nell’acqua, e rialza lo sguardo verso il mare. Sulle labbra della donna rimane l’ombra di un sapore che la costringe a pensare ‘acqua di mare, quest’uomo dipinge il mare con il mare’ – ed è un pensiero che dà i brividi.”

Chissà se anche io ero in grado di far scorrere il pennello sulle sue labbra. Anche io avevo i brividi ma non avevo paura di volare. Volevo solo trovare quell’altra metà del cerchio.

Lei aveva deciso di andare a trovarlo dopo un’infinità di ripensamenti. Sapeva benissimo cosa voleva dire entrare in quella casa, vivere i suoi ambienti e i suoi odori, dormire tutte quelle notti sotto quel tetto. Ma si era decisa; quel ragazzo conosciuto d’estate le aveva fatto provare sensazioni da tempo dimenticate. Dalle ultime ferite di amore erano passati anni. Forse lei aveva trovato l’altra metà del cerchio. Forse senza neppure cercarla.

Abito in pieno centro storico. No, non è colpa mia. La colpa è dei nonni che quarant’anni fa sono riusciti a comprare un appartamento molto grande. Soldi faticosamente accumulati sotto il materasso del letto matrimoniale. Un grande letto matrimoniale. Da grande ho capito che quell’appartamento non era così grande. Vivendoci, capisco perché gli occhi di un bambino sembrano sempre sproporzionati rispetto al resto del corpo. Quelli non crescono. Rimangono tali e quali. Come i metri quadrati condivisi con la donna venuta da lontano.

Uscito dall’ufficio quando la luce decide di abbandonare il giorno suono il campanello di casa; odio entrare in un luogo senza avvisare; anche se si tratta del mio luogo. Odio le persone che entrano nei miei luoghi senza essere avvisato. Apre e mi salta al collo. Come se ci conoscessimo da una vita e come se quello stesso istante dovesse durare per sempre.

“…venivano dai più lontani estremi della vita, questo è stupefacente, da pensare che mai si sarebbero sfiorati, se non attraversando da capo a piedi l’universo, e invece neanche si erano dovuti cercare, questo è incredibile, e tutto il difficile era stato solo riconoscersi, una cosa di un attimo, il primo sguardo e già lo sapevano, questo è meraviglioso.”

Sì, ci siamo riconosciuti. In realtà ci conoscevamo già. Senza che ce ne fossimo accorti, senza che ci fossimo cercati. No, non ho paura di volare. Ho solo bisogno di trovare l’altra metà del cerchio. Per chiuderlo.

A centottanta gradi l’acqua dell’Oceano può essere sia liquida che eariforme. Questo in teoria, dipende dalla pressione. In realtà a centottanta gradi l’acqua non esiste più.

No, non ho paura di volare. Ho solo bisogno di trovare la parte rovesciata del goniometro.

Basta girarlo.. Mantenendo ferma la base.

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